Ciao e grazie per aver visitato questo spazio.
Voglio spendere due parole per spiegare l’origine del nome “il maestro De Scagliè”.
Lì per lì può sembrare altisonante ma in realtà non è altro che un buffo nomignolo appioppatomi da un compagno molti anni fa, quando si andava in giro a suonare: per rallegrare la Band mi dilettavo a disegnare vignette ridicole sulle tovaglie di carta delle pizzerie, vignette che venivano simpaticamente definite “I DIPINTI”.
Bene, dopo questa delucidazione passerei a qualcosa di più concreto.
Il mio vero nome è Daniele Scaglione. Ho cominciato a lavorare come fabbro nel marzo del ’78, quando avevo quattordici anni… il mestiere non l’avevo neanche scelto io ma mi era stato imposto da mio padre.
L’officina in cui lavoravo era gestita da due anziani “tiranni”. I macchinari erano pochi e vecchi, per non dire antichi, e quindi si andava avanti giorno dopo giorno a forza di braccia e bestemmie, fumo e martellate. Nonostante ciò ho continuato, per circa quindici anni, fino alla chiusura della medesima.
Mi era stato perfino proposto di rilevare l’azienda ma nella mia testa frullavano altre cose… la fotografia, la musica… ero giovane e carico, volevo sentirmi libero, perciò non ho accettato.
A quel punto il viaggio nel girone Dantesco era finito, però mi rimaneva addosso un bagaglio di conoscenza che quei due vecchi, i quali ora ricordo con affetto, erano riusciti a lasciarmi in eredità.
Naturalmente si volta pagina, ma il libro è sempre lo stesso, perciò ho trovato lavoro presso una piccola azienda metalmeccanica dove si costruiscono macchinette per il comparto enologico.
Il posto era ben attrezzato, pulito e silenzioso, tranquillo… molto tranquillo… tremendamente noioso… la creatività ridotta ai minimi termini, ed io continuavo a ripetermi: “dai che tutto sommato qui si sta bene!” Ad un certo punto ho capito che mi stavo spegnendo, quindi ho deciso di scrivere un capitolo nuovo… e nel frattempo sono trascorsi altri dieci anni.
Nei primi anni duemila “mi sono messo per conto mio” (come si usa dire da queste parti) e porto avanti una ditta individuale di riparazioni e manutenzioni, sempre in ambito metalmeccanico. I grilli che avevo per la testa si sono affievoliti per lasciare spazio alla famiglia che pian piano cresceva. Sono riuscito a ricavarmi anche un piccolo laboratorio da fabbro dove ogni tanto costruisco e respiro il buon odore del ferro.
Adesso sono qui, dopo tutto questo tempo, a fare un bilancio di ciò che è stato: sono entrato in un’officina che ero un ragazzino e non ne sono ancora uscito. Sento però che mi manca qualcosa che sia veramente mio, intimo, penso che Daniele, quello che doveva fare l’ha fatto… ora tocca a De Scagliè! E allora voglio presentare in chiave astratta quelle che sono state le mie passioni, i miei rifugi, riutilizzando materiali di scarto, restituendogli una forma nuova… del resto… mi sento un po’ cosi……pezzi sparsi qua e là, apparentemente inutili, di colori e forme diverse che messi insieme vanno a comporre qualcosa di definito e definitivo…….
Questo sono io
